Il sorpasso dei giganti BRIC

Il sorpasso dei giganti BRIC :EXPO 2015, nuovo inizio o punto di non ritorno? – di Carlo Alberto Rinolfi (*)

sorpassoIl 2015 non sarà solo l’anno dell’Expo Universale di Milano, in quell’anno le produzioni di Brasile-Russia-India e Cina raggiungeranno quelle dei principali Paesi industrializzati per superarli e continuare la loro corsa alla crescita economica. Lo evidenzia a chiare lettere il “Rapporto sullo sviluppo umano 2013 “ (1) (redatto nell’ambito dello United Nations Development Programme).Il processo è così avanzato che il quartetto si è già arricchito di un quinto orchestrale : il Sudafrica, che ai BRIC ha aggiunto la sua  S trasformandoli in BRICS.

Brics 2E’ ormai dal 1950 che il pianeta sta vivendo una straordinaria trasformazione che non è solo economica e l’ HDI-Human Development Index lo testimonia. L’indice che integra il Prodotto Interno Lordo procapite con l’alfabetizzazione e la speranza di vita della nostra specie ci segnala che quasi tutti i Paesi hanno accelerato i loro successi nelle dimensioni concernenti istruzioni e sanità.

Siamo dunque immersi in un mondo in rapida espansione economica in cui la qualità della vita della specie umana aumenta ovunque anche se in misura e forme molto diverse.

Per molti anni sono state le economie del vecchio occidente industrializzato a indurre lo sviluppo nel sud del mondo col trasferimento di tecnologie e l’importazione di manufatti a basso costo, ma gran parte dell’ultimo decennio è già stata guidata da nuove partnership negli scambi e nella tecnologia, che sono avvenuti all’interno dello stesso Sud.

Il treno ad alta velocità dello sviluppo economico è dunque in piena corsa e nel 2015 passerà velocemente per l’Expo. Lo studio “Oltre i Brics” (Prometeia (2) ci aiuta a capire com’è fatto il convoglio. Prendendo solo in esame le carrozze per le quali abbiamo qualche chance di accesso, scopriamo che molte si presentano ancora nelle prime fasi dell’industrializzazione e ci chiedono investimenti tecnici di tipo industriale, altre sono alla ricerca d’infrastrutture che però vogliono già nelle loro forme più intelligenti e avanzate, altre ancora cercano il lusso dei consumi “made  in Italy”. Tutte però corrono su rotaie che stridono sotto il peso di pressioni difficili da sopportare per un terreno dagli equilibri sempre più fragili anche al netto del “fattore evolutivo” dall’ennesima catastrofe climatica  che s’inventerà la biosfera.

Metabolismi metropolitani squilibrati di megalopoli nascenti a gruppi di centinaia e rapidi crolli delle biodiversità ambientali sono più che sufficienti a disturbare il viaggio. Non pochi passeggeri se ne sono accorti e si stanno già organizzando nella convinzione di poter assicurarsi la sicurezza personale e di gruppo del loro viaggio.

Sembra proprio essere  giunto il momento di chiedersi  in che modo il piccolo Paese del sole della fantasia e della biodiversità è ancora in grado di salire su un convoglio così veloce e se gli basterà la piccola finestra dell’EXPO. Per realizzare un aggancio duraturo occorre innanzitutto conoscere in che direzione sta andando il flusso del cambiamento. I trend di tutti gli indici parlano in modo chiaro e ci svelano che le stazioni di questo treno puntano rapidissime a sud, o meglio a un sud-est di un pianeta sempre più autonomamente multipolare che è già andato oltre gli stessi BRICS. A osservare bene si scopre poi che le strutture motrici non sono più mosse dal vapore o dall’energia elettrica. Quei motori fanno parte di un’epoca del passato quando avevamo ancora a che fare con la fatica della materia e con i vincoli spazio-temporali.

Oggi tutto il convoglio vibra come fosse in una risonanza che si autoesalta in un grandioso virtual game  e si è già in parte tramutato in una nave spaziale interconnessa da reti strutturate di bit  che veicolano informazioni di mega database e pulsano immagini interattive.

Il bagaglio del passeggero è più leggero della classica valigia, si riduce in un piccolo smartphone e i biglietti sono costituiti da impalpabili, utilissime e ultracomode costellazioni  di APP. Questo avviene contemporaneamente in tutto il mondo ma più rapidamente nel suo Sud. Non è un segreto che la Cina contenda già agli USA la quota di mercato mondiale più ampia di smartphone, mentre India e Brasile quadruplicheranno presto la loro quota attuale, posizionandosi tra i primi quattro mercati.

Le locomotive di questo treno sono poi molto differenti dagli antichi Stati-nazione. Sono nuove macroistituzioni continentali o sovranazionali incardinate su gigantesche megalopoli senza patria, le infrastrutture che le reggono sono piattaforme tecnologiche intercontinentali per l’integrazione regionale e la cooperazione, che stanno permettendo di  utilizzare anche nei deserti la ricchezza di conoscenze, esperienza, e pensiero maturate sullo sviluppo e proveniente da ogni parte del pianeta.

“Le potenze emergenti nel mondo in via di sviluppo sono già fonti di politiche sociali ed economiche innovative e sono partner importanti nel commercio, negli investimenti e, sempre più, nella cooperazione allo sviluppo rivolta ad altri pvs” osserva il rapporto citato  invitando a guardare con maggior precisione le caratteristiche specifiche delle economie che non possiamo più chiamare “emergenti”.

Certo, non tutti i vagoni corrono allo stesso modo e occorre distinguere i bisogni dei vari paesi. L’ascesa del Sud, riguardando tutti i pvs, non è, infatti, stata uniforme. La velocità del cambiamento è più lenta, per esempio, nella maggior parte dei quarantotto paesi meno sviluppati, specialmente per quelli che non hanno sbocchi sul mare o sono distanti dai mercati mondiali. Ciononostante, numerose nazioni hanno iniziato a beneficiare di scambi, investimenti, finanziamenti e trasferimenti di tecnologia Sud-Sud.

disuguaglianze 3Tre fattori hanno agevolato la trasformazione: uno Stato che si adopera attivamente in favore dello sviluppo; la capacità di intercettare i mercati globali; quella di determinare politiche e innovazioni sociali. Tre pratiche concrete che hanno messo fuori gioco sia precetti collettivisti, gestiti centralmente, che la liberalizzazione senza vincoli abbracciata dalla Washington Consensus (3). Tre pratiche che si esprimo in modo differenziato a seconda di come le culture nazionali si intrecciano con le economie nel determinare tempi e forme dello sviluppo. La Cina, in particolare, sembra aver accelerato più di tutti la sua corsa e aver raggiunto livelli di sviluppo umano molto simili a quelli occidentali. L’innesto sulle  antiche radici confuciane di istanze collettivistiche e accentrate ha generato un sistema che sino ad ora sembra essere riuscito a gestire l’apertura  dei mercati “a libertà condizionata” meglio della vicina India. Ne sono scaturiti impulsi  molto efficaci alle infrastrutture e un minor livello relativo di diseguaglianza sociale.

La crescita economica da sola non si traduce però automaticamente in miglioramenti nello sviluppo umano. Il Rapporto 2013 identifica quattro aree specifiche su cui impegnarsi per consolidare la velocità dello sviluppo:

  • Accrescere l’equità, anche nella dimensione di genere;
  • Consentire una maggior espressione e partecipazione dei cittadini,  compresi i giovani;
  • Confrontarsi con le pressioni ambientali;
  • Gestire il cambiamento demografico.

Tutti temi sui quali si costruiscono i nuovi equilibri internazionali come i due giganti asiatici hanno già capito. Così come ci sono stati positivi trasferimenti della crescita dalla Cina ad altri paesi in via di sviluppo, in particolare ai partner commerciali più stretti che hanno compensato la domanda in diminuzione delle nazioni industrializzate, molti paesi hanno già beneficiato dei trasferimenti in settori che contribuiscono allo sviluppo umano, specialmente la sanità. Società indiane, per esempio, stanno fornendo a prezzi accessibili farmaci, attrezzature mediche e prodotti e servizi ICT a paesi africani. Le imprese brasiliane e sudafricane stanno facendo lo stesso nei rispettivi mercati regionali.

Equità, partecipazione, ambiente e demografia sono anche i temi sui quali si costruiscono gli equilibri dei processi nutrizionali e si traducono in:

  • accesso ai prezzi alimentari
  • sviluppo di nuove attività agroalimentari diffuse nei territori
  • biodiversità e resilienza per reggere alle modifiche dell’ambiente
  • nuove produttività di filiere alimentari sostenibili e nuovi stili di consumo urbano.

Questo è il grande gioco dei contenuti dell’Expo che si aprirà per un tempo molto piccolo sull’oceano dei processi nutrizionali. L’aggancio che saprà realizzare l’Italia dipenderà molto dall’intelligenza delle ancore che riuscirà a lanciare nella consapevolezza che gli attributi naturali della sua  proverbiale biodiversità andranno giocati più in funzione della cooperazione e dello scambio collaborativo che in quella della competizione e del puro trasferimento commerciale.

(*) Presidente, Mondohonline

 (1)    “Rapporto sullo sviluppo umano 2013 “  http://hdr.undp.org/sites/default/files/hdr2013_summary_italian.pdf

 (2)    “Oltre i Brics ” – Prometeia,  http://newsletter-ice.com/detail.asp?c=1&p=0&id=301

(3) Il Washington Consensus   (Williamson 1990 ) includeva 10  suggerimenti :

  • Politica fiscale molto disciplinata volta a evitare forti deficit fiscali rispetto al pil.
  • Riaggiustamento della spesa pubblica verso interventi mirati
  • Riforma del  sistema tributario, volta all’allargamento della base fiscale
  • Tassi di interesse reali (cioè scontati della componente puramente inflativa)
  • Tassi di cambio della moneta locale determinati dal mercato
  • Liberalizzazione del commercio
  • Apertura e liberalizzazione degli investimenti provenienti dall’estero
  • Privatizzazione delle aziende statali
  • Abolizione regole che impediscono l’entrata nel mercato, tutela dell’ambiente e del consumatore
  • Tutela del diritto di  proprietà privata

Per la critica a questa impostazione   di politica economica si veda http://keynesblog.com/2012/11/06/la-fine-del-washington-consensus/

Pubblicato da Daniela Mainardi

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