Dittatura del clima

INGEGNO UMANO E DITTATURA DEL CLIMA : considerazioni di un agrometeorologo  sulla difficoltà di prevedere i trend futuri delle produzioni agrarie in relazione al clima – di Luigi Mariani (*)

incertezzaLo storico del clima francese Emmanuel Leroy Ladurie ebbe tempo fa a dire che la storia può essere interpretata come “lotta dell’uomo contro la dittatura del clima”, una lotta che nei paesi sviluppati è stata coronata da grande successo nel XX secolo. In proposito si pensi al fatto che in Europa sono solo un remoto ricordo le grandi carestie con innumerevoli morti per fame di cui lo stesso Leroy Ladurie fa menzione nei suoi lavori: 1594-1597 (la pioggia incessante rovina i raccolti in tutta Europa), 1693-1695 (penuria di generi alimentari; milioni di morti in Francia e Paesi limitrofi), 1740-1750 (il gelo invernale e la piovosità primaverile – estiva rovinano i raccolti di cereali; 200mila morti per fame in Francia), 1845-1846 (in Irlanda estati particolarmente piovose stimolano l’attacco diffuso delle patate da parte di un temibile parassita fungino, la  peronosporacea Phytophthora infestans – oltre 1 milione di morti).

Il successo in questa lotta contro il ”clima che uccide” è a mio avviso da considerare come frutto dell’ingegno umano opportunamente stimolato da politiche adeguate. In proposito Leroy Ladurie narra che in Francia la carestia del 1740 fu in complesso meno perniciosa di quelle del XVI e XVII secolo in quanto era stata adottata una politica più razionale delle scorte, cui si assommarono politiche commerciali che favorirono l’afflusso di derrate dalle aree francesi risparmiate dalla carestia verso quelle più colpite.

Alla luce di tale illuminante premessa storica vengo a qui di seguito a formulare alcune considerazioni riferite al tema “scenari di produzione agricola e sicurezza alimentare a base climatica” e che rappresentano in qualche modo una risposta alle considerazioni contenute nell’articolo del professor Longhi.

Produrre scenari futuri a 30-70 anni in relazione alla sicurezza alimentare è cosa estremamente difficile in quanto vi sono pesanti incertezze in relazione ai seguenti aspetti ( l’elenco è  tutt’altro che esaustivo e certamente affetto dal mio angolo di visuale):

Stasi warming
Stasi warming

1. incertezza negli output dei modelli di simulazione del clima futuro: tali modelli mostrano oggi livelli di incertezza che sono rilevanti per le temperature (es. i modelli utilizzati da IPCC(1) per il report 2002 non hanno saputo precedere l’attuale fase di stasi delle temperature globali, che perdura ormai dal 1998) e che divengono enormi per le precipitazioni (la variabile atmosferica in assoluto più difficile da prevedere) (2)

2. incertezza nella stima della nostra capacità di creare nuove varietà adatte a nuovi climi: oggi abbiamo tecnologie fantastiche per fare questo, che solo 30 anni orsono non erano disponibili. Saremo in grado di metterle a frutto o ci lasceremo vincere dalla nostalgia? I governi sapranno investire con oculatezza o lasceranno tutto in mano alle multinazionali?

3. incertezza nella stima delle nostre capacità di innovare le tecniche colturali adattandole alla variabilità del clima (tecniche irrigue, concimazioni, diserbi, difesa fitosanitaria, …). I governi pensano di investire in tali ambiti?

4. incertezza nella stima delle nostre capacità di diffondere le tecnologie già oggi a disposizione a livello di varietà e agrotecniche (50 anni orsono chi avrebbe scommesso sulla capacità di Brasile, India, Cina, Vietnam, ecc. di porsi al centro delle scenario agricolo mondiale?). A livello di agrotecniche ricordo che un elemento chiave per aumentare e stabilizzare nel tempo le produzioni agrarie è dato dall’irrigazione. Si pensa di investire per estendere l’uso dell’irrigazione e renderla più efficiente?

5. incertezza nella nostra capacità di valutare il comportamento futuro dei mercati. In termini di stabilità. I mercati agrari hanno il grande vantaggio di godere di un nuovo raccolto delle grandi commodities ogni 6 mesi e sappiamo anche che spesso un cattivo raccolto nell’emisfero Nord è compensato da un buon raccolto in quello Sud. Tuttavia gli eccessi speculativi possono creare problemi non di poco conto sui prezzi.

6. incertezza nella nostra capacità di valutare il comportamento futuro degli usi non alimentari (es. uso energetico) delle materie prime alimentari.

7. incertezza nella nostra capacità di valutare gli assetti geo-politici futuri, assetti che possono condizionare non solo la “coltivabilità” di vaste aree ma anche il commercio delle derrate (pensiamo al peso che l’instabilità gioca ancor oggi sulla sicurezza alimentare in Africa o al peso che hanno avuto in passato le politiche di contenimento delle produzioni nei Paesi evoluti).

E’ chiaro che l’insegnamento della storia ci dice che nostro compito dovrebbe essere oggi quello di assumere atteggiamenti pragmatici (e cioè non ideologici) stimolando politiche atte a valorizzare l’ingegno umano (capacità di innovare e di diffondere l’innovazione tecnologica) e riducendo al contempo l’instabilità a livello di mercati e di assetti geo-politici.

E da questo punto di vista debbo francamente dire che come agronomo mi sento cadere le braccia quando vedo che in Italia l’agenda del dibattito sul ruolo della tecnologia in agricoltura è viziata da visioni cupe ed anti-tecnologiche che temo saranno riproposte pari pari in Expo 2015.

Un ulteriore elemento su cui si potrebbe ragionare è il seguente:alla luce delle incertezze che affliggono i modelli climatici è veramente utile ragionare di scenari agricoli fondati su detti modelli? Non sarebbe invece meglio partire dai livelli produttivi recenti (ultimi 5-10 anni) ed estrapolarli per il decennio successivo? In quest’ultimo caso l’interpretazione di tali dati affidata ad esperti (agronomi, economisti agrari, ecc.) e l’estrapolazione verso il futuro prossimo (5-10 anni) potrebbe essere a mio avviso un sistema molto utile per orientare le politiche nel medio termine.

Luigi Mariani (*) Agrometeorologo; docente di Agronomia all’Università degli Studi di Milano; condirettore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura.

(1)    IPCCIntergovernmental Panel on Climate Change Il gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici .

(2)     stasi del warming  http://forum.meteo4.com/showthread.php?22060-Anomalia-globale-delle-temperature-stasi-del-warming

Pubblicato da Daniela Mainardi

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